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"Governare è far credere", sosteneva Macchiavelli già nel XV secolo. Dopo oltre cinquecento anni, non possediamo alcun nuovo elemento per avallare una conclusione diversa. Anzi, è verosimile che proprio oggi si configuri un ulteriore degrado nel rapporto tra la gente e quanti, ai diversi livelli, l'amministrano. Colpa, certo, dell'alone d'intangibilità che da sempre circonfonde la "Casta" (non l'unica, invero). Ma anche il cittadino-elettore, troppo ignavo od irreggimentato a seconda che il suo orientamento politico volga a destra o sinistra, non è senza macchia. E pur dando atto che la platea di quanti minano la credibilità della politica - così come di norma declinata - è fin troppo vasta e composita, ben maggiori si delineano le responsabilità di chi, paludato nel manto dell'ideologia più sinistra - duplice accezione - è solito osteggiare il progresso, anche della politica, in nome del progressismo. Un contesto "grave ma non serio", direbbe Flaiano, dal quale per ogni soggetto umano civile e pensoso non può esserci altra soluzione che rifuggire.

Nelle migliori librerie (anche su ordinazione singola), codice ISBN 978-88-6122-068-3, 328 pagine, Euro 19,00
Oppure su:
www.ibs.it
www.webster.it
www.unilibro.it
www.senecaedizioni.com
da Il Bologna del 21-12-07

da Il Resto del Carlino del 4-1-08


da WhipArt - Portale dell'Arte in data 29-1-2008


Attualità - La (mono)politica (non) è il mio mestiere
Di: Nicola Amato
Data: 29.01.2008
Argomento: Letteratura contemporanea ultime uscite


Sta destando molto interesse un nuovo libro sulla politica dal titolo La (mono)politica (non) è il mio mestiere, di Giorgio Colomba, sebbene in quest'ultimo periodo gli scaffali delle librerie abbondino di tomi che denunciano il malcostume dei politici italiani.
Ma questo libro è diverso, si distingue dalla massa, se non altro per la sua particolare visione critica della politica.
Vediamone le ragioni.

Frasi come: "La politica è l'arte di impedire ai cittadini di occuparsi delle cose che li riguardano", oppure "...il fattore scatenante dell'impegno politico, di norma, NON è il perseguimento dell'interesse pubblico", sarebbero passate inosservate se fossero state espresse da un cittadino qualunque deluso dai propri governanti.
Suscita invece scalpore, e nel contempo c'è da apprezzarne l'onestà intellettuale dell'autore, che a dichiararle sia stato un politico che, stufo e disgustato dall'imperversare della puntuale attuazione di ciò che sosteneva Macchiavelli "governare è far credere", non vede l'ora di terminare il suo mandato elettorale come Consigliere comunale capogruppo di minoranza per liberarsi di questo fardello.

Parliamo di Giorgio Colomba, quarantanove anni, giornalista pubblicista e autore S.I.A.E., prestato alla politica che, con il suo saggio La (mono)politica (non) è il mio mestiere, con estrema lucidità ed intelligente ironia, disegna un quadro politico che non si ferma banalmente agli effetti negativi del malcostume politico che è quello di badare ai propri interessi piuttosto che perseguire l'interesse pubblico, ma analizza con ragionata perizia la base concettuale che sostiene questo modo scorretto di intendere la politica.

Come dice l'autore nel sottotitolo: "Ottantasei tra articoli ed interventi per illdudersi che 'l'Arte del possibile'(!?) valesse la pena esercitarla (anche da destra), avvincendosene; trenta pagine di argomentazione per defilarsene, acquisita la certezza che non è vero; ottanta Spuntini per una sana profilassi contro ogni eventuale ricaduta", questo saggio si compone di tre parti: argomentazione, articoli ed interventi ed infine "spuntini", deliziosi e saggi aforismi di vita quotidiana che trovano inevitabile riscontro nella politica odierna.

Si tratta davvero di un bel libro, ben scritto, con uno stile brillante, ed efficace dal punto di vista comunicativo.
Da consigliare assolutamente.


Titolo: La (mono)politica (non) è il mio mestiere
Autore: Giorgio Colomba
Editore: Seneca Edizioni
Anno: 2007




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www.whipart.it



da Il Domani del 29-12-2007
Nota pubblicata dal periodico dell'Associazione Stampa Emilia Romagna, il bimestrale dei giornalisti iscrtitti all'Ordine
da il Resto del Carlino

dal sito web Qlibri 26-3-2008
Dal sito web http://www.libriescrittori.com/ (cliccare su questo link per leggere l'intervista originale)
Il Portale Per Chi Ama Scrivere E... Leggere - Intervista a Giorgio Colomba

Intervista allo scrittore Giorgio Colomba

Nome: Giorgio
Cognome: Colomba
Regione di residenza: Emilia Romagna
Email: colombagiorgio@libero.it

Ci racconti un po' di lei e del suo approccio al mondo della scrittura
Studi tecnici per errore emulativo di gioventù; estrazione commerciale per necessità di sussistenza; cultura umanistica per vocazione. Che fa rima con passione. Me ne accorsi sul finire delle superiori, quando un amico di famiglia giornalista, il compianto Carlo Ventura, udendo il mio linguaggio un po' troppo forbito per la mia età, mi cooptò a collaborare con lui nel redigere articoli per alcune testate dell'epoca, primi anni Settanta, tra cui Il Nuovo Quotidiano diretto da Enzo Tortora.

Qual è stato il suo percorso di studi?
Normale trafila sino al diploma di Geometra, conseguito nel 1977, che conservo agli atti senza aver mai esercitato; aggiungo l'iscrizione alla S.I.A.E. del 1980, come Autore della Parte Letteraria per la sezione Musica e l'adesione al MENSA INTERNATIONAL The High Q.I. Society, sempre nel 1980.

Quando e perchè ha iniziato a scrivere?
Primo articolo firmato per un quotidiano pubblicato nel 1974. Sul perché, credo discenda dall'innata pulsione a fissare in forma duratura ogni pensiero ritenuto meritevole di essere diffuso; e poi, siccome tutto quanto viene pronunciato può essere anche scritto, perché negarsi la vantaggiosa opportunità del poter evitare il rischio di essere mal interpretati o addirittura fraintesi?

In termini umani, cosa significa per lei scrivere?
Oltre a quanto detto, è anche un modo di comunicare svincolato dai condizionamenti emotivi, dai lapsus verbi e dai black-out mnemonici tipici del linguaggio parlato. Con in più la proficua possibilità di lasciare traccia di sé.

Quali sono i suoi libri del cuore?
I Pensieri di Blaise Pascal; Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori; Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde; Il Piacere di D'Annunzio.

E quelli che non leggerebbe mai?
Con tutto il rispetto, quelli di Baricco, Camilleri, Moccia, Rowling et similia.

Il libro più bello che ha letto negli ultimi tre anni?
Senti chi parla di Mario Giordano

E quello che meno le è piaciuto?
Il mare verticale di Giorgio Saviane

Qual è il rapporto con la sua regione e con la sua terra?
Non particolarmente gratificante. Grossetano di nascita e con numerosi parenti anche nelle Marche, ho potuto constatare come il tanto sbandierato, cosiddetto modello emiliano, dal punto di vista professionale come della qualità di vita, sia più un'escamotage propagandistico che una realtà oggettiva in grado di influire sulle dinamiche quotidiane dei suoi cittadini.

Cosa le piace e cosa non le piace dell'editoria odierna italiana?
In un settore che sforna ormai cento titoli al giorno, non possono mancare aspetti positivi. Penso alla vivacità di idee e, nell'era della Ragnatela Mondiale, all'ancora attuale modo di veicolarle in brossura. Ma in ciò risiede anche la sua debolezza, rappresentata soprattuto dalla pervasività della produzione cossiddetta di tendenza, in genere quantità a scapito della qualità. Peraltro, più che la classifica dei libri venduti, culturalmente inattendibile almeno quanto commercialmente pertinente, bisognerebbe poter stilare quella dei libri effettivamente letti.

Cosa le piace e cosa non le piace del panorama culturale italiano d'oggi?
Analogamente a quanto sopra, si può affermare che l'offerta vasta e composita di cultura è sempre vantaggiosa, fatta salva la non positiva e purtropppo ricorrente prassi che attraverso meccanismi di propaganda mirata ad interessi parapolitici e/o economici porta ad elevare al ruolo di maitre e penser – sulla carta stampata, in televisione e finanche sul web - figure non propriamente funzionali all'assolvimento della supposta "ragione sociale" affidata loro, che tuttavia ottengono grande seguito in ottemperanza alla prtassi secondo cui non si è famosi perché bravi, ma bravi perché famosi.

Come è arrivato alla pubblicazione del suo lavoro?
Risoluto a non disperdere la grande mole di interventi formalizzati in un decennio di attività istituzionale come amminstratore locale (di opposizione), ho elaborato una stesura corredandola di corposa introduzione ed aforismi finali, per rendere più accattivante il prodotto. Contattando poi alcune case editrici disposte a stampare testi ritenuti meritevoli a fronte di contributi spese non proibitivi, sono pervenuto alla Seneca di Torino.

Cinema: qual è il suo film preferito?
Shining, di Stanley Kubrik

Musica: la canzone del cuore?
God only nows dei Beach Boys
Dal sito www.ilmensile.it (clicca sul link per visualizzare l'originale)
"Governare è far credere" sostenva Machiavelli

La storia si ripete. In questo volume si può respirare quel contesto dal quale per ogni soggetto umano civile e pensoso non può esserci altra soluzione che rifuggire

La partecipazione alla vita politica , se da una parte educa all'arte della mediazione tra istanze diverse alla ricerca di soluzioni accettabili, dall'altra produce un effetto di disincanto rispetto alle iniziali spinte ideologiche o, se vogliamo, idealistiche. È quanto è accaduto a Giorgio Colomba, per anni impegnato nella sede consiliare di un piccolo comune, che in questo "La po(mono)litica (non) è il mio mestiere" racconta la sua esperienza per concludere che ciascuno agisce per soddisfare le proprie ambizioni più che ricercare il bene comune. Sotto questo aspetto ricorda Bill Clinton quando in "My Life" sottolinea che a Washington su tutto prevale la aspirazione all'esercizio del potere. Scorrendo le pagine del volume si ha modo di ripercorrere vicende che trascendono il microcosmo ambientale da cui scaturiscono le riflessioni dell'autore, il quale ripropone con ammirevole precisione propri interventi su svariati problemi, dalla partecipazione dei militari italiani alle missioni in Iraq alla caduta del muro di Berlino non meno che alla strage di Nassiriya, dalla crisi israelo-libanese ai problemi umanitari dell'area caraibica con un salutare accenno "alle immutabili leggi che regolano l'universo". All'indomani del colpo di stato in Cile, il consiglio provinciale di Roma approvò un ordine del giorno in cui intimava ad Augusto Pinochet di restituire immediatamente il suo paese alle libertà democratiche, ma purtroppo non sortì sul momento alcun effetto e si dubita tuttora che qualcuno in loco abbia mai avuto contezza di un così accorato appello.
La lettura del libro di Colomba è gradevole sotto ogni aspetto: rivela la ingenua riscoperta di un mondo - quello politico - dove l'impegno dei protagonisti si svolge secondo meccanismi che privilegiano l'istanza pragmatica su quella ideologica. La parte finale del volume presenta, sotto l'invitante titolo "Spuntini", sessanta aforismi di carattere generale e diciassette dedicati alle donne: "In mulier veritas". A parte la dissacrazione grammaticale operata con la sostituzione del nominativo al tradizionale ablativo - sulla scia della futuristica proclamazione del linguaggio libero, in sospensione semantica - e dimenticando le difficoltà di compulsazione dovute alla omissione di un indice (voluta anche questa, immaginiamo), ci piace estrapolare dal Colomba-pensiero la massima che chiude il volume: "Una donna viziosa è peggiore di un uomo vizioso. Una virtuosa, lo è molto di più". Roba da far invidia - sia notato con molto affetto - a Blaise Pascal.

Lillo S. Bruccoleri

La politica è il mio mestiere - di Giorgio Colomba - Seneca Edizioni - pp.325 Euro.19,00
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